Da secoli il centro di gran lunga più popoloso ed economicamente più rilevante della Lomellina, Vigevano (m.116, ab.59.435) ha tuttavia vissuto ai margini delle vicende storiche della regione, gravitando maggiormente nella sfera d'influenza dapprima di Milano, quindi dalla metà del XVIII sec. dal Piemonte sabaudo. Sorto su un terrazzo prospiciente la valle del Ticino, l'originario borgo ospitava un presidio che controllava il passaggio sul fiume, a lungo conteso in epoca comunale tra Milano e Pavia. La fine della signoria sforzesca (1535) segna l'inizio del declino, per quanto siano riconoscibili nel tessuto urbano importanti apporti barocchi (la nuova facciata della cattedrale) e poi dell'architettura borghese ottocentesca (il teatro Cagnoni); l'espansione della città moderna è tutta dettata dal frenetico e disorganico sviluppo industriale novecentesco (Vigevano è stata per anni capitale nazionale dell'industria calzaturiera).