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07/08/2023
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Le Sezioni A.N.A.I > Italia > Nord > Trieste
La Storia della Città

Profilo della città:
Trieste ha una scontrosa / grazia. Se piace, / è come un ragazaccio aspro e vorace, / con gli occhi azzurri e mani troppo grandi / per regalare un fiore>. Quante pagine di introduzione a Trieste (m. 2 s.l.m., ab. 209.557) diventano inutili di fronte alla folgorante, rivelatrice essenzialità di questi cinque versi di Saba (Trieste, da Trieste e una donna, 1910 - 12). Introversa fino a diventare antipatica, e d'inverno ghiacciata dalla bora - un vento che spara raffiche fino a 150 Km orari, rendendo provvidenziale i corrimani sulle vie scalinate di San Giusto -, Trieste è però in grado, se vuole, di disarmare con un sorriso inatteso, di rilevarsi a colori in uno squarcio vivido, di stendersi in lunghe giornate di una serenità marina metafisica, capaci di stregare ben al di là del presente aspetto, in lotta per risollevarsi da troppi anni di malinconica trascuratezza.


STORIA CREAZIONE DELLA SEZIONE

Nel lontano 1933, dopo l'inaugurazione dei Pili della Vittoria in p.zza Unità d'Italia, 1° monumento nazionale dedicato agli eroici Autieri caduti nella guerra '15-'18; esisteva già il Circolo degli Autieri in congedo, formato da un folto gruppo di circa 100 soci. Dopo l'ultima guerra, tutta la documentazione del circolo è andata persa, e per mancanza di soci detto circolo si è sciolto nel 1955. Queste informazioni sono state rilasciate dal ns. socio autiere Bruno Ferro.
La Sezione A.N.A.I. è stata ricostruita il 21 marzo 1971, da un gruppo di autieri in congedo con a capo il presidente cap. Giuseppe Avv. Asquini.
Dal 1° Consiglio Direttivo Sezionale sono ancora presenti:
l'allora segretario poi vice-presidente serg. Giuseppe Cav. Cassà (1914), ora Presidente Onorario;
i consiglieri: Nivolò Cav. Germano (1918), magg. Bruno Zanon (1914).
I vari Presidenti di Sezione succedutesi sin d'ora:

  •    il giornalista Marcello Lorenzini (1919);

  •    il Cav. Uff. Pietro Appigliano;

  •    il Comm. Giovanniu Gasparini, ora Consigliere Nazionale.


STORIA DEI PILI

L'idea di realizzare i Pili della Vittoria in Piazza dell'Unità d'Italia, primo monumento nazionale dedicato agli eroici ''Pionieri del Volante'', vide la luce, agli inizi del secondo decennio dello scorso secolo, a seguito di un'iniziativa della Società Ansaldo di Genova, la quale assunse l'impegno di finanziare la costruzione di due scultorei basamenti di bronzo con le rispettive aste. Coinvolta con la Banca Nazionale di Sconto nella crisi del '29, l'Ansaldo non fu però in grado di mantenere la promessa.
Subentrò allora il Real Automibile Club d'italia (RACI) che si assunse l'onere della spesa dei due nuovi bronzi. L'opera artistica venne commisionata all'accademico d'Italia Attilio Selva, scultore triestino che andava allora per la maggiore.
Alla cerimonia solenne d'inaugurazione, avvenuta il 24 maggio 1933, intervennero Amedeo di Savoia, il quale, dopo la morte del padre Filiberto (4 luglio 1932), era stato investito del titolo di duca d'Aosta, il vescovo di Trieste mos. Luigi Fogar, il marchese Pietro Parisio, commisario del RACI, e rappresentanti di tutte le province italiane.
Ordinato lo scoprimento, mons. Fogar benedisse i Pili e pronunciò '' parole invocanti la celeste benedizione su quest'opera - narrando le cronache dell'epoca - che ricorda il sacrificio di tante vite per la Patria ''.


BENEDIZIONE DEL NASTRO CON IL NOME DEL ''
GEN. FRANCESCO PRINCI''
A CUI E' INTITOLATA LA SEZIONE.



      

 

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