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In questa fotografia, sono ritratti due uomini, due Autieri ''doc''. Il primo nella foto, quello di dx con gli occhiali, mio padre, colui che ha trasmesso in me, fin da ragazzino, il desiderio di diventare Autiere: l'Autiere Giovanni Gallucci, classe 1915, scomparso il 27 luglio 2003.
Il secondo nella foto è l'Autiere Mansueto Floris, classe 1919, scomparso il 27 ottobre 2002 - Maresciallo Aiutante - il padre di mia moglie.
Giovanni Gallucci svolse il servizio di leva presso il 10° Centro Automobilistico di stanza a Napoli con l'incarico di conduttore di automezzi dal 15 dicembre 1936 all'8 gennaio 1938. Richiamato per mobilitazione il 26 novembre 1940 dal 10° Centro Automobilistico e giunto in territorio in stato di guerra, fu trasferito al 205° Reggimento artiglieria ''Bologna''.
L'8 febbraio 1941 sbarcò a Tripoli con il 21° Rgt. a. ''Ttrieste'' dove svolse il compito di condurre automezzi ed ebbe assegnato il famoso autocarro Fiat 626, con il compito di rifornire i reparti dislocati al fronte. Spesso l'Autiere Gallucci parlava di quel viaggio in mare - ''Ci imbacarono a Napoli. Il viaggio di trasferimento avvenne nelle peggiori condizioni possibili: tempeste ininterrotte fecero ballare la nave per tutto il tragitto. Lascio immaginare le conseguenze su chi, come me, non aveva mai messo piede dentro uno scafo'' - e del suo autocarro ne parlava quasi come fosse un compagno di cammino, con il quale aveva condiviso la lunga permanenza in Africa. Non era semplice per me ascoltarlo quando i suoi racconti erano confermati dai suoi occhi che immancabilmente diventavano lucidi. Spesso raccontava come quel veicolo Fiat 626 gli avesse salvato la vita in occasione di un attacco nemico inglese avvenuto nei pressi della località denominata ''El fico'' (il nome El Fico derivava dal fatto che c'era effettivamente una grande pianta di fico nelle vicinanze di Tobruk) dove era dislocato il quartier generale della divisione ''Bologna'', mentre rientrava alla base dopo aver portato il rancio e l'acqua ai commilitoni dislocati in zone vicine. A volte raccontava che il servizio svolto dagli Autieri - che per i compagni al fronte erano gli angeli benefattori del deserto - aveva segnato la sua vita e, a sentirlo, posso dire che i suoi discorsi hanno segnato anche la mia vita di Ufficiale Autiere che ha indossato gli stessi colori nero/azzurro per 40 anni.
Di mio padre restano poche cose materiali rinvenute dopo la sua morte: l'attestato delle due croci di guerra e quello di conduttore automezzi e una fotografia che mi ritraeva Sottotenente in spe. L'Autiere Floris, arruolatosi nel 1938 a Cagliari presso il 13° Centro Automobilistico, ha trascorso la sua vita in servizio prima a Cagliari e, subito dopo la guerra, a Roma presso il 2° Reparto dello SME per poi fare ritorno a Cagliari presso il Distretto Militare dove ha ultimato la sua carriera. Che battesse un cuore di Autiere ''doc'' lo dimostra un manoscritto autografo datato 6 giugno 1939 firmato Caporale Maggiore Mansueto Floris, rinvenuto doipo la sua morte.E' una delle migliori testimonianze dei massimi sentimenti che un uomo possa avere verso le istituzioni, verso la propria Patria. Queste brevi testimonianze di due persone diverse confermano un unico afetto: l'amore per la patria e la nostalgia della famiglia, il desiderio della pace; in fondo gli stessi desideri che accomunano tutti gli Autieri d'Italia. La loro saggezza sia fonte di ispirazione al bene, di quanti oggi vorrebbero nuovamente dividirre questa nostra amata Italia.
di Col. Costabile Gallucci