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Trentasettemila morti, una carneficina spaventosa. "Cerchiamo di non dimenticarceli, questi nostri morti", ha detto Settimio Spagolla, presidente della sezione di Enego dei reduci e caduti in Russia. Una celebrazione per non dimenticare, ma anche un'occasione forse inedita; il ritorno in Italia dei resti di un soldato, uno della Pasubio, sicuramente un vicentino, morto durante i durissimi combattimenti attorno a Donezk, in Ucraina.
"A quel tempo - racconta Riccardo Rancan, 137° autoservizi pesanti della Divisione Pasubio - la città si chiamava Stalino. Avevo vent'anni, li compivo in
dicembre. Ricordo che partii da casa il 13 luglio del '41. Subito, in autunno, fu battaglia, l'avanzata nostra, con la gente che moriva o veniva seppellita proprio lì, in quell'area dove dopo la guerra è nato il cimitero italiano accanto a quello dei russi".
Il ritorno sul teatro di quella tremenda esperienza Rancan ha potuto farlo a distanza di più di quarant'anni: "il 28 maggio siamo partiti in settanta, un gruppo organizzato dall'Unione reduci di Russia di Parma. Un viaggio lungo, attraverso quella che era la Bessarabia, oggi in territorio rumeno, e poi nella regione del Don, fino a Donezk. Non è stato difficile riconoscere i luoghi anche dopo tanto tempo. Il cimitero contiene ancora parecchie salme, ed è in via di esumanazione: le fosse vengono svuotate e i resti saranno deposti in un unico ossario. C'era il problema di riportare in Italia i resti di qualche nostro compagno di allora. Un problema che ci è sembrato subito quasi impossibile".
Al cimitero di Donezk, infatti, ad aspettare la comitiva italiana c'era un agente della kgb, la polizia politica.
"Avevo con me la macchina fotografica e ovviamente ho tentato di usarla: nenada foto, mi ha detto subito l'agente. Allora, visto che un pò di russo lo mastico ancora, ho cominciato a parlargli. Nenada foto, ha continuato a dirmi anche dopo che gli ho offerto da fumare. Ma intanto un paio di scatti ero riuscito a farli. Poi gli ho domandato se fosse possibile prendere con noi qualche resto dei nostri soldati. Proibito. E un pò di terra? Quella sì: mi ha risposto che la terra potevo prenderla. E' stato così che raccogliendo la terra da una delle fosse riaperte sono riuscito ad infilarci in mezzo qualche osso, un pezzo di clavicola, quel che oggi eponiamo qui, nella chiesetta di Frizzon. Dei 137 eravamo in 50, siamo ancora vivi in cinque o sei: credo sia molto importante aver riportato in Italia uno dei nostri caduti, almeno come fatto simbolico".
La chiesa di Frizzon, restaurata nel '75 e dedicata ai Caduti in Russia, fu costruita nel 1837 come voto degli abitanti di Enego, colpiti da una terribile epidemia di colera. Tra i due avvenimenti non c'è legame, se non quello sentimentale di un'opera realizzata dall'uomo per rendere omaggio a qualcosa che supera il tempo e i suoi limiti.Se c'è qualcosa di autenticamente storico, anche nella celebrazione di ieri, crediamo sia da ricercare proprio in questi motivi.
Giulio Ardinghi
dal "Giornale di Vicenza", 17.7.1983
Il 20 giugno 2010 il centro storico della città, con lo sfondo del Monte Grappa, ha accolto gli Autieri per l'annuale festa della Sezione. I partecipanti si sono ritrovati in Piazza Libertà per la celebrazione della S. Messa e per l'omaggio ai Caduti, dinnanzi alla stele che ricorda le ferite e le grandezze della città.
Una giornata caratterizzata dalla tradizionale amicizia e cordialità che unisce gli Autieri, sottolineate dal rombo dei motori provenienti dalle auto storiche radunate nell'adiacente piazza, come da tradizione, momento importante della giornata è stato il pranzo sociale, svoltosi in una cornice accogliente ed elegante e conclusasi con una ricca sottoscrizione a premi.
Ancora una volta l'impegno profuso è stato ripagato dal successo della manifestazione cui hanno partecipato anche Autieri friulani, veneti ed emilano-romagnoli che ci hanno ricordato uno degli scopi fondanti dell'Associazione: la condivisione di momenti di aggregazione sociale tra gli Autieri. Il successo è stato possibile anche per il convinto appoggio delle istituzioni comunali e regionali alla festa che, per il prossimo anno, sarà probabilmente effettuata sulla cima del Monte Grappa, su quei 1776 metri, parte della storia patria e di ognuno di noi.
l giorno del solstizio d'estate il paese di San Zenone degli Ezzelini ha ospitato la festa degli Autieri. L'ospitalità ricevuta e la dedizione della comunità hanno reso ancora possibile unire l'Associazione a queste terre. Una cornice in cui gli Autieri e gli amici si sono riuniti per celebrare la passione per queste giornate di condivisione, di festa; a questo è valsa la parata introduttiva, a mostrare gli Autieri, a conoscere San Zenone. La sfilata del gonfalone, delle insegne sezionali e regionali ha rappresentato lo scenario della sentita celebrazione eucaristica, un momento di partecipazione, di chiara presenza degli Autieri, la scenografia e la voce del presidente di Arta. I successivi momenti di commemorazione e ricordo hanno arrichito l'esperienza di questa giornata, stringendo i presenti intorno al monumento ai Caduti. Una giornata resa possibile dall'aiuto di numerosi amici, di molti Autieri a cui la Sezione di Bassano è legata ormai da anni da vincoli di sincera amicizia lungo un ideale viaggio che parte dalle terre friulane e giuliane, da Udine, Gorizia, tocca Portogruaro, giunge a Valdobbiadene e sfocia a Bondeno per arrichirsi poi di tutti gli amici a noi geograficamente più prossimi. San Zenone ha poi porto agli Autieri l'occasione della tradizionale Festa della Trebbiatura e del mercatino dell'antiquariato intorno a cui si sono strette le numerose associazioni locali per rendere comune la festa degli Autieri, lungo le strade di avvicinamento, durante la celebrazione, nei momenti di ricordo, negli spazi delle mostre statiche di veicoli militari. Il pranzo sociale ha poi visto la consegna degli attestati di benemerenza sia a giovani che ad esperti Autieri, il passaggio di consegne tra la primavera (Bassano) e l'estate (Udine) personificate da due pregioveli ragazze ''in blu e nero''. La consegna di omaggi sezionali ha ribadito il ringraziamento della Sezione di Bassano a coloro che per primi rendono speciale un'occasione del genere, tutti i nostri amici Autieri. Bassano del Grappa è infatti divenuta lo scenario conclusivo dell'arrivo dell'estate, del nostro 21 giugno, dal Belvedere della città, di fronte a cui si staglia imperioso il massiccio del Grappa, per poi discendere verso il cuore, verso il Ponte Vecchio e lungo il Brenta che ci ha accompagnato con il corso del sole che tramonta mentre salutavamo gli amici in partenza diretti alle proprie case.