Autore: Matteo Sambucci

AUTIERI DEGNI DI NOTA: ETTORE GUIZZARDI

Pioniere dell’automobilismo civile e militare

di Franco Fratini

ra i personaggi famosi che hanno servito la Patria nel Corpo Automobilistico, ovvero fra gli Autieri “degni di nota”, possiamo annoverare anche Ettore Guizzardi (Budrio, 1881-1963), pilota italiano e figura emblematica della storia automobilistica italiana, noto per la sua partecipazione alla leggendaria gara Pechino-Parigi del 1907 e per la sua carriera esemplare nel Regio Esercito e, in particolare, nel Corpo Automobilistico. Ettore Guizzardi, ancora ragazzo si trovò coinvolto in un incidente ferroviario nel quale perdette la vita il proprio padre. Fu in quella circostanza che lo conobbe il principe Scipione Borghese, che fece di lui un abilissimo meccanico e il suo uomo di fiducia. Il principe si fece poi sempre accompagnare da questo giovane e intrepido pilota nei suoi numerosi e spericolati viaggi automobilistici in Europa e in Asia. Ettore Guizzardi partecipò peraltro da volontario alle due guerre mondiali, dapprima come automobilista militare e in seguito come Ufficiale del Corpo Automobilistico, facendosi apprezzare  specialmente durante la Grande Guerra  per le sue competenze professionali. Per tutta la vita, sia in campo civile che militare, si dedicò alla sua unica, vera, passione: l’automobile. Chi lo conobbe poté vederlo fino ad un paio di mesi prima della morte col suo inseparabile sigaro in bocca, al volante di una decrepita 500 giardinetta (la mitica Topolino), con la quale continuava ad avventurarsi in intrepidi viaggi. La Pechino-Parigi: un’impresa epica Nel 1907, Ettore Guizzardi partecipò alla celebre gara automobilistica Pechino-Parigi, una delle competizioni più estreme e audaci dell’epoca, a bordo della vettura Itala 35/45 HP e con il principe Scipione Borghese, in qualità di autista e meccanico. L’equipaggio si completava col noto giornalista Luigi Barzini, inviato speciale per il Corriere della Sera e per il quotidiano inglese Daily Telegraph. Questa gara, lunga circa 14.000 chilometri, rappresentò una sfida straordinaria per i partecipanti, che dovettero affrontare terreni impervi, condizioni climatiche avverse e l’assenza di infrastrutture moderne. Guizzardi, con la sua determinazione e abilità, riuscì a completare questa impresa, contribuendo a scrivere una pagina indelebile nella storia delle corse automobilistiche. L’Itala attraversò regioni aspre e sperdute di Cina, Mongolia, Siberia e Russia, dove ancora le popolazioni locali non avevano visto un’automobile prima di allora, superando insabbiamenti e guadi, rotture e uscite di strada. Spesso si rese necessaria la perizia di Ettore Guizzardi e la manodopera dei contadini del luogo che guardavano incuriositi i tre italiani e il loro singolare veicolo, del quale cercavano dove si nascondesse il cavallo. Luigi Barzini riuscì a inviare i propri pezzi quando trovava una stazione telegrafica e gli articoli così pubblicati sui quotidiani Corriere della Sera e Daily Telegraph creavano grande attesa nel pubblico dei lettori europei, ansioso di apprendere come i concorrenti procedevano e soprattutto come riuscivano a risolvere i loro quotidiani problemi, dando quindi grande notorietà all’evento. Dopo innumerevoli peripezie  superate molte volte proprio grazie alla perizia e all’abilità di Ettore Guizzardi  il team italiano trionfò sul traguardo di Parigi il 10 agosto 1907, esattamente due mesi dopo la partenza da Pechino e con venti giorni di vantaggio sui secondi. Il segreto della vittoria fu – oltre alla robustezza della vettura, alla capienza eccezionale dei serbatoi laterali e alla solidità del motore da 7 litri di cilindrata – lo spirito pratico e geniale dell’equipaggio, che ancora oggi ritroviamo in alcune soluzioni adottate sul veicolo. Una tra tutte, l’intuizione di sostituire i parafanghi con delle assi piatte che si potevano sfilare all’occorrenza per utilizzarle come rampe per uscire dagli insabbiamenti o per salire sugli eventuali mezzi di soccorso in caso di necessità. L’eccezionalità dell’impresa portò l’equipaggio italiano e il suo bravo pilota e meccanico agli onori delle cronache di allora. L’arrivo a Parigi fu un vero trionfo. Al rientro in Italia, Barzini scrisse il celebre racconto “La metà del mondo vista da un’automobile. Da Pechino a Parigi in sessanta giorni”, pubblicato nel 1908 contemporaneamente in undici lingue dall’editore Ulrico Hoepli. Carriera Militare: da automobilista militare a Capitano del Corpo Automobilistico Dopo il successo nella Pechino-Parigi, Ettore Guizzardi mise al servizio della patria le proprie doti e competenze, arruolandosi volontario in qualità di automobilista militare durante la Grande Guerra (nel 1915 gli Autieri e il Corpo Automobilistico ancora non esistevano), mentre nella seconda guerra mondiale egli arrivò a conseguire il grado di Capitano del Corpo Automobilistico. La sua dedizione alla patria e la sua competenza tecnica gli valsero il rispetto dei colleghi e superiori, permettendogli di progredire rapidamente nel grado. Da Capitano del Regio Esercito dimostrò anche leadership e spirito di innovazione, contribuendo allo sviluppo e alla modernizzazione delle tecniche automobilistiche e delle strategie della logistica militare, in particolare nella branca dei trasporti su strada. Eredità e impatto L’impatto di Ettore Guizzardi va oltre le sue imprese personali. Egli rappresenta uno dei pionieri della motorizzazione e della logistica militare italiana, dimostrando come la tecnologia automobilistica potesse rivoluzionare non solo le competizioni sportive, ma anche le operazioni militari. La sua carriera è un esempio di come la passione e l’innovazione possano portare a successi significativi in campi diversi. In sintesi, Ettore Guizzardi non è solo un eroe delle corse automobilistiche, ma anche un leader visionario, la cui eredità continua a ispirare generazioni di automobilisti e militari. Dove vedere l’Itala 35/45 HP I protagonisti del raid Pechino-Parigi del 1907 sono ovviamente scomparsi, ma la leggendaria Itala vive ancora, ed è custodita nella collezione del Museo dell’Automobile di Torino, che ne cura in maniera impeccabile la conservazione. Insomma, per aver scritto la storia dell’automobilismo civile e militare, oltre ad aver esportato l’italianità nel mondo, Ettore Guizzardi merita a pieno titolo di essere un “Autiere degno di nota”, che contribuirà in eterno a far echeggiare il nostro motto… fervent rotae, fervent animi!

 

PROGETTO “L’AVVENTURA HA LE ALI GRANDI, DESTINAZIONE CAPO NORD”

Stoccolma (Svezia), 25 giugno 2024

di Franco Fratini

Nella città di Stoccolma gli intrepidi viaggiatori sono stati ricevuti da Michele Pala, ambasciatore italiano in Svezia.
Peraltro figlio di un Ufficiale dell’Esercito e nipote del medico del suo paese (Luras in Sardegna), l’ambasciatore ha accolto con cordialità e amicizia la carovana di Juppiter, ascoltando l’esposizione di tale nobile progetto e ricevendo in dono dal nostro Presidente Gerardo Restaino copia della rivista L’AUTIERE e il cappellino di “fidelizzazione” al nostro glorioso Sodalizio.

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L’AUTIERE GIOVANNI SPEROTTO IN GARA ALLA 1000MIGLIA CON L’UNUCI SQUADRA CORSE

Brescia, 14-15 giugno 2024

di Giovanni Sperotto

Come da tradizione iniziata nel 2012, come ogni anno e anche per il 2024, l’UNUCI Squadra Corse, ha partecipato con i propri equipaggi alla gara più bella del mondo: la 1000Miglia. L’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia (acronimo UNUCI) è un’associazione che raggruppa gli Ufficiali in congedo delle Forze Armate italiane. E anche nel 2024, questa storica competizione rimarrà un bellissimo ricordo e un’occasione unica di incontro di nuovi amici, che condividono la passione nel mondo delle auto d’epoca. E se mi ritrovo qui, a scrivere queste righe per descrivervi la mia personale esperienza vissuta in questa edizione della 1000Miglia, è grazie alle grandi doti persuasive dell’amico e collega Franco Fratini, Direttore della gloriosa rivista L’AUTIERE, che, non dopo pochi sforzi profusi, mi ha convinto a rendervi partecipi di quelle che sono le emozioni vissute in gara. E ci tengo a ribadire le grandi capacità persuasive dell’amico Fratini perché, chi mi conosce, sa che sono persona schiva alle “luci” dei riflettori e preferisco di gran lunga le soddisfazioni dei risultati concreti ottenuti. Anche se mi posso definire un veterano di gara, considerate le mie 12 partecipazioni a tale gara, le emozioni vissute in questa edizione non sono certo diverse da quelle vissute nella mia prima partecipazione, nel 2009, a bordo della Fiat Campagnola del Museo Storico della Motorizzazione dell’Esercito, targata EI VS 014. Negli anni quello che cambia è solo un po’ di esperienza in più nella gestione di gara, ma le emozioni rimangono sempre forti. Sono ben 442 le auto partite nel primo pomeriggio del 12 giugno da viale Venezia a Brescia da dove, come da tradizione, ha preso il via l’edizione 2024 della 1000Miglia, suggestiva ed impegnativa gara di regolarità a tappe riservata alle auto d’epoca costruite dagli anni ‘20 al 1957, che rievoca le epiche imprese che vennero disputate dal 1927 al 1957 sul percorso Brescia-Roma-Brescia e che veniva percorso, in quei tempi, in meno di 24 ore. In particolare, in questa edizione la Squadra UNUCI ha schierato ben 8 equipaggi: una Fiat 522 spider del 1931, una Lancia Agusta del 1934, una Fiat 508 del 1939, due Fiat Campagnola del 1952, una Lancia Aurelia B20 del 1953, una Fiat 1100/103 del 1955 e un’Alfa Romeo 1900 Super del 1956. Tra i componenti degli equipaggi spiccavano il Generale di Corpo d’Armata Maggi, il Generale Ispettore Capo dell’Aeronautica Militare Abbenante, il Brigadier Generale D’Aiello e, unico rappresentante dell’Arma Trasporti e Materiali, il sottoscritto. Non sono stati presenti sulle strade del percorso, ma sono stati costantemente attivi nella loro opera organizzativa in ambito squadra, quelli che nel 2008 furono i due attori principali, allora in servizio, e che hanno continuato poi, nell’ambito dell’Associazione, a fondare questa realtà e a rendere possibile la partecipazione di UNUCI alle varie edizioni della 1000Miglia: il Tenente Generale, già Comandante dell’Arma Trasporti e Materiali, Mario Righele ed il Maggior Generale Giovanni Piepoli che, per motivi di carattere personale, non erano presenti in questa edizione . Nelle 13 partecipazioni della Squadra Corse dell’UNUCI alla 1000Miglia, quelle di maggior rilievo sono risultate: quella del 2014, nella quale sono state allineate su Viale Venezia, due Alfa Matta e due Fiat Campagnola, a rievocare la partecipazione dell’Esercito alla 1000Miglia del 1952; analogo schieramento è stato ripresentato nel 2022 nella ricorrenza del 70° anniversario della citata partecipazione del 1952. Gli equipaggi UNUCI, oltre che a sfidarsi in corsa per la posizione in classifica generale, hanno partecipato anche, con apposita classifica, al trofeo militare, istituito per l’occasione nel 1952 e ripristinato nel 2014 nella prima partecipazione rievocativa presentata dall’UNUCI. Nella 1000Miglia moderna, quello che conta non sono tanto le posizioni in graduatoria finale; le vittorie e i primi 60/70 posti in classifica sono appannaggio dei professionisti del cronometro. E anche se l’equipaggio Fabio De Luca-Umberto D’Aiello, vincitori del trofeo Militari, si sono posizionati al 67° posto nella classifica generale, quello che conta è giungere al traguardo. Nell’occasione di quest’anno, delle 8 vetture in rappresentanza dell’UNUCI partite da Brescia, dopo 5 tappe e ben 2200 km, 8 sono giunte al traguardo sabato pomeriggio in Viale Venezia a Brescia. Portare al traguardo tutte le vetture non è stata un risultato scontato. Tutto questo è stato ottenuto grazie ai due team di assistenza tecnica forniti dalla Pro.motorsport Squadra Corse, Società del compianto Massimo Zanin di Goriziane SpA, anch’egli componente della Squadra Corse UNUCI, recentemente scomparso, ma sempre vivo e presente tra noi. Il testimone di Massimo è stato raccolto dal figlio Filippo, che ha messo a disposizione due team tecnici, che ho avuto il piacere e l’onore di coordinare, sia quando in qualità di concorrente ero a bordo di una delle due Campagnole in gara sia, e soprattutto, nelle nottate trascorse con loro a “curare” le vetture, permettendo così il conseguimento dell’importante obiettivo costituito dall’arrivare al traguardo, senza accusare alcuna perdita lungo il percorso. Tuttavia, la più grande emozione in questa partecipazione l’ho provata nella terza tappa Roma-Bologna, durante la sosta tecnica in quel di Solomeo. Quando ho visto arrivare il gruppo di mezzi partecipanti in forma non competitiva, in particolare la Fiat Campagnola targata EI VS 014 (vettura con la quale ho partecipato alla mia prima 1000Miglia nel 2009) le emozioni sono salite alle stelle. Il piacere di rivedere la “mia” prima auto in 1000Miglia e il ritrovare i colleghi del Museo ancora in servizio è stato impagabile. Oltre alla Campagnola EI VS 014, la partecipazione non competitiva delle Forza Armate includeva una Lancia Aprilia, sempre del Museo della Motorizzazione dell’Esercito, alcune vetture storiche e d’epoca dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, quest’ultime presenti in occasione del 250° anniversario della fondazione del Corpo. Mi dilungherei troppo, fino ad arrivare alla noia, se stessi qui a descrivervi su questa pagina tutte le tecniche di gara, le varie difficoltà che si incontrano durante il percorso, nonché se mi mettessi a esprimere le emozioni che si provano nel giungere nelle piazze delle varie città toccate dall’itinerario, gremite di pubblico entusiasta e partecipe al passaggio delle vetture in gara, o se vi riportassi le sensazioni visive dopo aver affrontato una curva per poi trovarsi dinnanzi a dei paesaggi di una bellezza indescrivibile. Se qualcuno desidera fare degli approfondimenti, può visitare il sito 1000Miglia.it o contattarmi per ulteriori informazioni attraverso la pagina Facebook, e Instagram “Associazione Nazionale Autieri d’Italia-Anai” oppure “Autieri Argonauti”. Anche e soprattutto durante la 1000Miglia… FERVENT ROTAE FERVENT ANIMI.

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